FARE di te uno straniero. Anzi peggio : un apolide, un senza patria o_come ama dire chi ha la fortuna di riconoscersi in quest’epoca sfigurata un cittadino del mondo. Una pianta priva di radici, dunque, un orchidea parassita. Ma facilmente trasportabile e dove la metti sta. E’ questo figlio mio, l’orribile proposito di tuo padre. Perciò ti ho scritto a una scuola inglese, sforzo psicologico gigantesco per me. L’ho fatto per renderti meno italiano, perché imparassi sui banchi il valore profondo di due concetti a noi da sempre e sempre più estranei : merito e responsabilità individuale, ben sapendo che l’italica furbizia l’hai nel sangue come tutti. L’ho fatto soprattutto per darti una lingua e un orizzonte diversi. L’ho fatto dunque, nella terribile speranza di perderti presto. Quando verrà il momento dell’università, al massimo, e poi ovviamente del lavoro che come è noto da noi latita. In quest’ Italia avvinta dalla crisi che affonda come nave alla deriva, ti carico perciò su una scialuppa. PER NON FARTE DI TE di te un disadattato, oltre all’identità della mia nazione ti negherò anche i miei libri : niente Salgari Conrad e Mishima….. Onore e coraggio sono ormai zavorre pericolose. Parole bizzarre e incomprensibili, perciò prescritte. Lussi che nessuno può più permettersi. Ti regalerò invece la mia copia del “Principe” perché Macchiavelli va sempre bene, soprattutto se letto con la superficialità del nostro tempo forgiato dalla televisione e dalla rete. Ti regalerò anche il ” manuale del trader professionista”, per fare di te quel rapace che io non sono e per insegnarti da subito dove risiede oggi, il vero potere. Un ‘ illusione in meno, qualora ti dovessi disgraziatamente interessare alla politica.
A te, figlia mia, insegnerò invece tutto quello che non avrò il coraggio di insegnare a tuo fratello. Perché tu sia una donna forte come un uomo d’altri tempi. Perché tu possa camminare a testa alta e faccia al sole senza avere mai paura. E che la tua straordinaria bellezza sia spietata e giusta come la spada di un re.

epifani

Pieta’ per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive
Pieta’ per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
Pieta’ per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura
Pieta’ per la nazione che non conosce
nessun’altra lingua se non la propria
nessun’ altra cultura se non la propria
Pieta’ per la nazione il cui fiato e’ danaro
e che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena
Pieta’ per la nazione – oh, pieta’ per gli uomini
che permettono che i propri diritti vengano erosi
e le proprie libertà spazzate via
Patria mia, lacrime di te
dolce terra di liberta.”

— Pier Paolo Pasolini