«Dobbiamo liberarci dalla scimmia Berlusconi che è sulla nostra spalla». (2009) «Berlusconi è il passato, io parlo del futuro. Nei prossimi giorni andrà in pensione». (2011) «La pagina di Berlusconi in questo paese è chiusa per sempre ed affidata al giudizio della storia. A me interessa il futuro». (2012) «Berlusconi sa che se vinco io le primarie, lui è il primo dei rottamati». (2012) «Per un partito come il mio sarà un grande giorno quando riuscirà a far capire che Berlusconi va mandato in pensione». (2013) «Dobbiamo smetterla di parlare di Berlusconi». (2013) «Finalmente il teatrino di Berlusconi è finito. IL governo non sprechi l’occasione di voltare pagina». (2013) «Per Berlusconi è game over». (2013)

Matteo Renzi

Ma a Berlusconi non è bastato e ha estorto a Renzi la necessità di formalizzare l’accordo nella forma più teatrale possibile: l’incontro a due, il summit tra statisti, padri della Patria. E Renzi, pur di fare la nuova legge elettorale e trarne il massimo profitto ha accettato senza condizione. Ha firmato una Porcata di secondo livello e ha riabilitato B. da indegno a padre costituente. Anzi, ha fatto di più.

Ha convenuto con il pregiudicato anche la cornice della prossima riforma costituzionale, quella che elimina il bicameralismo, riduce le funzioni delle Regioni, attenua le spese della politica. Era necessario arrivare a tanto? Era necessario stringersi al collo il cappio del berlusconismo, colorare con Dudù il primo serio tentativo di far cambiare verso alla politica italiana?

Non era necessario: il Pd poteva farsi promotore della riforma e chiedere in Parlamento i voti necessari. E se non avesse raggiunto la maggioranza qualificata per vederla attuata avrebbe chiesto agli italiani, con un referendum confermativo, di sostenerlo. Ma il giovane Renzi così incline ai fuochi d’artificio, ha sacrificato ogni verità (e anche ogni senso di imbarazzo, di opportunità, di decoro istituzionale) alla convenienza del tutto compreso: con una sola stretta di mano e in un sol colpo porta a casa legge elettorale, riforma costituzionale e prossima vincente leadership governativa. Ha solo dimenticato che nella medesima stretta di mano ha consegnato a Berlusconi il ruolo di statista che dovrà esercitare agli arresti domiciliari, legittimando una legge elettorale che appare (speriamo ci smentiscano i fatti) densa di controindicazioni. Nel bouquet di rose gentilmente offerto dal Cavaliere c’è anche il Letta bis: un altro anno o più di governo della coppia Enrico&Angelino. Bell’affare davvero! Di Antonello Caporale su “il fatto quotidiano”

sordi1

Matteoooooooo!

Silviooooooooo!