‎Il mattino del 16 settembre del 1982 il mondo si svegliò con uno dei massacri più sanguinosi della Storia: circa 3500 Palestinesi di tutte le età erano stati assassinati in meno di 48 ore, nei campi profughi di Sabra e Shatila, in Libano, per mano delle forze dell’occupazione israeliana guidate dal macellaio Ariel Sharon (ex primo ministro sionista) e delle falangi libanesi.
Per uccidere, i criminali soldati sionisti e le falangi libanesi usarono principalmente pallottole, coltelli, asce. Non risparmiarono nessuno: neonati, bambini, donne, vecchi e uomini vennero massacrati a sangue freddo.
Le forze di occupazione sioniste hanno smesso di ammazzare, da allora? Naturalmente no. Fa parte della loro mentalità, cultura e tradizione.
Durante la seconda Intifada, scoppiata nel 2000, in Cisgiordania, circa 7000 Palestinesi furono uccisi, anche qui di ogni età.
Durante i 20 giorni dell’operazione Piombo Fuso, a Gaza, nell’inverno 2008-2009, le forze israeliane uccisero oltre 1450 Palestinesi, compresi 420 bambini.
In un’altra aggressione, tra il 2012-2013, circa 600 furono uccisi, sempre a Gaza, compresi 150 bambini.
Infine, tra luglio e agosto 2014, circa 2150 Palestinesi, compresi 520 bambini, sono stati uccisi in 51 giorni di bombardamenti di cielo, terra e mare.
fonte :infopal.it + Contro la disinformazione