appena fatto il vaccino

Caso Ciro Grillo, ecco la terribile deposizione della presunta vittima di stupro
(…) L'italo-norvegese racconta tutto a due marescialle della stazione dei carabinieri di Milano di Porta Garibaldi, dove si era recata con la madre per sporgere la...

Caso Ciro Grillo, ecco la terribile deposizione della presunta vittima di stupro

(…) L’italo-norvegese racconta tutto a due marescialle della stazione dei carabinieri di Milano di Porta Garibaldi, dove si era recata con la madre per sporgere la denuncia. Una denuncia che arriva nove giorni dopo la violenza, quando tornata a Milano la ragazza ha voluto confidarsi con la mamma. “Ho un rapporto di confidenza con lei, le racconto tutto – si legge nei verbali pubblicati sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro -. Quella sera (il 23 luglio 2019 ndr) mi ha visto giù di morale e mi ha chiesto come stavo. Per cui le ho confidato che avevo tante cose per la testa e le ho detto che c’erano tanti pettegolezzi in giro sul mio conto che mi mettevano in cattiva luce e da qui le ho raccontato anche quanto accaduto il 16 luglio (in realtà il 17 mattina, ndr)”.

La serata al Billionaire –
La vacanza in Sardegna – La presunta vittima stava trascorrendo le vacanze in Sardegna assieme alla sorella più piccola. I genitori raggiungevano le figlie nel weekend. Una vacanza tranquilla fino all’arrivo di un’amica della ragazza. E’ lei a convincerla ad andare la sera del 16 luglio 2019 al Billionaire e fare serata. Qui, attraverso un amico comune milanese, conoscono il gruppo dei genovesi composto da Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. E dopo una serata a ballare escono in piena notte dal locale. Non trovano un taxi e accettano di trascorrere la notte a casa di Ciro Grillo e i suoi amici.

Chiacchiere, sigarette e spaghettata. Poi succede qualcosa, stando al racconto della presunta vittima, Francesco Corsiglia con la scusa di andare a prendere delle coperte si apparta con lei e fa delle pesanti avances: “Dapprima mi ha baciato in bocca, ma io l’ho fermato dicendo che non volevo”. Poi le avances sempre più pesanti, con lui che arriva a sdraiarsi sopra di lei ma che la ragazza riesce a respingere.

L’aggressione in camera e sotto la doccia –
Ritornati in gruppo la notte prosegue normale fino al momento di andare a dormire. All’improvviso la giovane milanese si ritrova Corsiglia nel letto “gli dicevo che non volevo fare nulla, ma lui mi afferrava per i capelli e mi spingeva sotto le coperte” ma venendo poi sopraffatta fino all’obbligo di un rapporto orale. Lei quindi comincia a sentirsi male e a raggiungere il bagno. Ma anche qui Corsiglia sarebbe tornato alla carica e l’avrebbe costretta a un nuovo rapporto: “Per due volte gli ho detto di smetterla, che era un animale, uno stronzo, ma lui ha continuato più forte, tirandomi i capelli e baciandomi sul collo”.

La ragazza viene quindi lasciata in bagno, lei piange e raggiunge l’amica alla quale con grande insistenza chiede di tornare a casa in qualche modo. Mentre si apprestano a lasciare la villa di Cala di Volpe vengono però convinte da Vittorio Lauria a restare. Questo perché l’unico patentato dell’epoca era Francesco Corsiglia (il presunto primo stupratore) che si era addormentato probabilmente per il troppo alcol e non in grado di guidare. La ragazza scoppia a piangere e spiega al gruppo il motivo “dicevo che Francesco mi aveva fatto male e che loro non erano intervenuti”.

La bottiglia di vodka con uno “strano odore” –
Sono già le 9 del mattino e sul tavolo c’è una bottiglia di vodka che, stando alle dichiarazioni della presunta vittima, emana uno strano odore. Vittorio, si legge nel verbale, “mi afferrava con forza la testa, con una mano mi teneva il collo da dietro e con l’altra mi forzava a berla tutta. Sentivo che mi girava la testa dopo aver bevuto, non ricordo bene”. Diametralmente opposto, va registrato, il racconto fatto da Lauria: sarebbe stata la ragazza che per sfidare i maschi si sarebbe scolata tutta d’un fiato un quarto di quella bottiglia.

Lo stupro di gruppo e lo svenimento –
E’ proprio dopo l’episodio della bottiglia che si scatena lo stupro di gruppo, secondo la ragazza, un rapporto consenziente, secondo i ragazzi. E qui i verbali sono molto crudi e pieni di episodi poco edificanti. La ragazza dice che a un certo punto perde conoscenza e viene risvegliata nel primo pomeriggio dalla sua amica che a questo punto vuole tornare a casa. “Mi chiedeva come stavo, ma non riuscivo neanche a rispondere e continuavo a cercare le mie cose per la casa”, fa mettere a verbale. Come anche l’incontro coi ragazzi: “siamo entrate nell’altra camera matrimoniale e ho visto che erano tutti lì. Non ho detto nulla quando li ho visti, non riuscivo neanche a parlare e loro vedendomi hanno distolto lo sguardo”.

(…) La denuncia dopo 9 giorni ma le confidenze fatte prima – Lo stupro viene denunciato nove giorni dopo ma lei si sarebbe prima confidata con una coetanea di Milano e con due amiche norvegesi. Solo al rientro a Milano, dopo giorni di nervosismo, la ragazza si confida anche con la madre. Ai carabinieri lei dice di non avere coscienza della presenza di foto o video. Ma sono gli stessi militari a trovare poi il materiale di quella drammatica notte nei cellulari degli indagati. Un’indagine molto complessa e delicata la cui fine non sembra molto vicina dall’essere raggiunta.

globalist

È morta nel modo più orribile, inghiottita dall’ingranaggio dell’orditoio, in una mattina come tante, nella fabbrica tessile di Montemurlo (Prato) in cui lavorava.

Si chiamava Luana D’Orazio, era giovane, giovanissima, 23 annni ancora da compiere, madre di un bambino di cinque anni, una vita intera davanti.
È capitato tutto all’improvviso. Quando il collega che era con lei si è voltato e ha visto quello che era successo, non ha sentito un solo grido d’aiuto, neanche per quello ha avuto tempo Luana.

E, come ogni volta, siamo qui a ripetere la stessa cosa: non si può morire in questo modo sul lavoro. Non è accettabile.

Luana è solo l’ultima vittima di questa piaga silenziosa che, solo nei primi mesi del 2021, viaggia al ritmo di 50 morti al mese.

E possiamo parlare quanto vogliamo di indagini, di responsabilità, tutto vero, tutto giusto. Ma c’è una parola che conta più di ogni altra in questi casi: prevenzione. Perché una fine come quella di Luana non debba essere più scritta né raccontata.

Alla famiglia, ai genitori, al figlio, il nostro pensiero e la più sentita vicinanza.

Non ci sono altre parole.

Lorenzo Tosa
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Ho lavorato per qualche anno come caporeparto in un’orditura: penso che siano macchine meno pericolose di tante altre. Se è successo un fatto così grave vuol dire sicuramente che non sono state rispettate le più elementari norme di sicurezza.
In un lavoro successivo, tra l’altro avevamo tra i terzisti anche l’Orditura in cui lavorava Luana. La sua storia mi ha scombussolato profondamente

corallorosso

Con gli scontri tra la gendarmeria francese e 400 studenti che protestano contro la chiusura di un corso di laurea e l’ introduzione di una riforma scolastica definita classista , ha inizio all’Università della Sorbona il maggio francese. In pochi giorni, quello che pareva un isolato focolaio di protesta studentesca ,divampo` nelle strade e nelle piazze .

Era il 3 maggio 1968.

Giulio Maria Bianchi (fb)

COLOMBIA: 26 morti 30 scomparsi centinaia di feriti e arresti…. domani nuovo sciopero generale. Silenzio stampa italiano.

soldan56:

Non si fermano in #Colombia le proteste iniziate lo scorso 28 aprile contro la riforma tributaria presentata in parlamento dal presidente Ivan Duque. Almeno 30 morti

[…]

Il bilancio di cinque giorni di repressioni da parte della polizia e dell’esercito è drammatico, le organizzazioni che lottano per il rispetto dei diritti umani in Colombia hanno denunciato almeno 21 persone uccise durante gli scontri con la polizia, 208 feriti, 18 con mutilazioni o lesioni agli occhi, 10 casi di violenza sessuale e violenza di genere, almeno 503 detenuti e 42 aggressioni intenzionali contro difensori dei diritti umani o reporter indipendenti. Ma i dati potrebbero essere ancora più drammatici, infatti le autorità non forniscono alcuna notizia su le persone che attualmente risultano disperse. Secondo le organizzazioni dei diritti umani almeno una trentina di cittadini colombiani risultano scomparsi.

[…]

La riforma tributaria prevedeva un aumento generalizzato delle tasse e delle imposte che andavano a gravare per il 70 per cento sulle classi poveri e medie della popolazione. Prevedeva tra le altre cose l’aumento dell’Iva sulla maggior parte dei generi di prima necessità come la benzina la cui aliquota passava dal 5 al 19 per cento. La riforma era nata dall’esigenza del governo di aumentare gli ingressi tributari per aumentare poi l’assistenza sociale, ma in pratica erano gli stessi cittadini meno abbienti che necessitavano degli aiuti a pagare per questi aiuti. Da qui il rifiuto generalizzato della popolazione alla riforma e la scesa in piazza per manifestare il proprio rifiuto. Ma il governo di fronte alla crisi economica decideva di acquistare 26 caccia supersonici F16 da guerra, goccia che ha fatto traboccare il vaso.Nonostante però il governo abbia ritirato la riforma tributaria le proteste non cessano perché la riforma globale del sistema fiscale colombiano contiene infatti riforme alla sanità, alle pensioni ed al mercato del lavoro. La nuova riforma sanitaria prevede che il malato affetto da patologie croniche paghi una tassa aggiuntiva per ricevere le cure, scompaiano gli ospedali che si dedicano alle cure dei malati di cancro, vengono soppressi i regimi sanitari speciali come quello degli insegnanti ad eccezione di quello del Presidente e del Vicepresidente che restano per questo dei privilegiati, viene chiesto agli ospedali di ridurre i costi di gestione e quelli che non lo faranno saranno chiusi. Insomma una riforma che mette in serio rischio la salute in Colombia e rende il sistema sempre più privatizzato e per conseguenza accessibile sono a chi dispone di grandi ricchezze.

[…]

Sperare poi che la comunità internazionale prenda una posizione di condanna verso queste violenze sarebbe come volere la luna. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se solo un manifestante fosse stato ucciso nelle manifestazioni che mesi addietro hanno portato in piazza gli abitanti di Hong Kong da parte della polizia. Tutti i governi compatti nel seguire ed assecondare le politiche statunitensi avrebbero gridato allo scandalo, alla dittatura, alla mancanza del rispetto dei diritti umani e cosi via, ma di fronte a quello che il governo colombiano sta compiendo in questi giorni non mi risulta che ci sia stata alcuna denuncia, seppur minima, da parte di coloro che mettono il rispetto dei diritti umani al di sopra di tutto. Ma al cagnolino Duque in fondo abbiamo perdonato tutto quindi anche gli avvenimenti di questi giorni gli perdoneremo in cambio della sua fedeltà atlantica.Un caso come molti altri della politica dei due pesi e delle due misure.

(via zadigo)