PERSINO Dubai parata a festa non ha mostrato esitazioni nel salutare il nuovo anno. Eppure la paura, seppure d’origine diversa – si saprà poi – da quella di un attacco sanguinario, era lì a un passo. È stata sufficiente la notizia che nessuno fosse rimasto intrappolato nell’inferno di cristallo in fiamme, per dare via libera ai festeggiamenti. Come fosse quello il segnale, il brivido ha percorso il mondo intero scandito dai fusi orari: dagli Champs Elysées al piazzale Fellini di Rimini, da Times Square a piazza del Duomo a Milano, la gente è scesa in piazza. Ma non si trattava solo del semplice e sacrosanto desiderio di divertirsi. Era una dimostrazione di coraggio incisiva come sanno esserlo solo le grandi manifestazioni di popolo. Da quelle persone si levavano messaggi chiari: nessuno riuscirà a piegare la nostra esistenza, a scalfire le nostre abitudini, a tradire il credo che ci sta guidando verso l’avvenire. Sembrava che l’universale conto alla rovescia fosse da solo capace di scacciare deprimenti anni di crisi, città irrespirabili e incertezze di ogni giorno. Ma soprattutto il canto della festa investiva la paura prendendola di petto: siamo qui, in piazza, a sfidare chi vorrebbe ridurci a tremebondi spettri medievali. A chi vorrebbe incatenare le nostre donne e le nostre idee.

NON SO quanti lo abbiano fatto scandendo i secondi. Ma, se non l’avete fatto, fatelo adesso: rivolgete un pensiero a quei ragazzi, agli ignari cittadini vittime della bestialità cieca. Anche loro cercavano una serata d’allegria o una giornata al mercato. Cercavano l’esercizio del loro più elementare diritto. Quello di vivere. E invece il più vigliacco dei nemici era in agguato. Nella notte di San Silvestro è arrivata la risposta. E si è trattata di una risposta universale, unita anche nelle incomprensibili differenze religiose e di razza. Con l’esclusione di poche località, pressate da contingenti motivi, nessuna città del mondo ha fatto eccezione al coraggio di guardare la paura a brutto muso perché questa è l’unica via per sconfiggerla. Ci fa piacere pensare che l’abbiamo fatto anche per chi sarebbe stato in prima fila ad abbracciarci e scandire il tempo, ma che la paura assassina ha portato lontano.

by marco buticchi