Archive for dicembre 2011

addio 2011

va bene fare i tedeschi ma senza esagerare. non finoi al punto di far decidere a Berlino quel che deve fare Roma come ha scritto il wall street jjournal.( anchese tutti siam contenti della dimissioni del berlusca) così un anno cominciato all’insegna degli eccessi orgiastici tipici del più classico tardo impero è finito, sotto i colpi dell’euronel ruolo di Alarico, nell’austerità monastica di un governo di tecnici che sembrano tedeschi. tra la manovra salva Italia e la manovra cresci Italia c’è la questione di come costruire la ripresa. non bastano infatti nuove regole o stili, ci sopratutto fiducia in noi stessi e nella nostra capacita di vincere. in pochi mesi siamo diventatida paese impresentabile come titolava il TIME a paese da cui dipendono le sorti dell’Europa. in fondo c’è del vero in questo, eravamo dei sfrenati gaudienti ed in poco tempo ci siamo trasformati in morigerati sapienti. Monti rappresenta l’immagine del rigore e dela severitàche ci servono come costume al pari della leggerezza e dell’ironia sofisticata, che va brandita come arma sapendo che si aspetta l’osservanza della regola ma ci salverà se non la sua violazione , il suo superamento.  ecco perchè tedeschi ma senza esagerare. ricordate la pubblicità di Niki lauda, tecnologia italiana e fantasia tedesca? per risollevarci penso che la fantasia debba essere solo nostra.

 

 

Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,

 

cucina, albergo, radio, fonderia,

 

in mare, su un aereo, in autostrada,

 

a chi scavalca questa notte senza un saluto,

 

bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,

 

a chi fa un promessa, a chi l’ha mantenuta,

 

a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,

 

a chi non è invitato in nessun posto,

 

allo straniero che impara l’italiano,

 

a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,

 

a chi si è alzato per cedere il posto,

 

a chi non si può alzare, a chi arrossisce,

 

a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,

 

a chi protegge i boschi, a chi spegne un in incendio,

 

a chi ha perduto tutto e ricomincia,

 

all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,

 

a chi è nessuno per la persona amata,

 

a chi subisce scherzi per reazione un giorno sarà eroe,

 

a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,

 

a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,

 

a chi restituisce quello che ha avuto,

 

a chi non capisce le barzellette,

 

all’ultimo insulto che sia l’ultimo,

 

ai pareggi, alle ics in schedina,

 

a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,

 

a chi vuol farlo e poi non ce la fa,

 

infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera

 

e tra questi non ha trovato il suo.

 

Erri De Luca

A tutti i passanti,
amici volanti,
un buon nuovo anno d’amore e di magìa.

 

 

 

amore e gelosia

In amore non c’è prescrizione, non c’è processo breve, nè ai fatti, nè alle intenzioni. la gelosia può avere effetti retroattivi come una cartella esattoriale di Equitalia. Lui nato nel 1912 lei 3 anni più tardi, allo scoppio della grande guerra nel 1915 : la coppia dopo 77 anni di matrimonio ha deciso di separarsi e l’udienza è fissata per le prosime idi di marzo. La notizia è talmente curiosa da sembrare una bufala. Come quella del prete positivo alcol test dopo aver celebrato tre messe e bevuto il vino alla comunione, notizia inventata di sana pianta. Ma stavolta ci sono le copie del ricorso per la separazione e la notizie ha preso quota. La causa: gelosia retroattiva. Alcune lettere che lei ha scritto ad un altro lui e riemerse da un cassetto dopo 50 anni. è dal 2002, anno della fatale scoperta che il 99enne ex carabiniere ci rimugina sopra, non è dato a sapere se in silenzio o dando sfogo alla proria ira.

E’ una storia che ricorda il lato oscuro della luna, se si pensa a <L’amore ai tempi del colera>di Marquez, a quel sentimento più forte dell’acciao che ha spinto Fiorentino Ariza per 51 anni 9 mesi e 4 giorni a perservare nel suo amore per la bella Ferminia Daza , senza mai vacillare davanti a nulla, alle minacce del padre di lei, o al matrimonio di Ferminia col dottor Urbino. Un sentimento eterno che Fiorentino ha continuato a nutrire contro ogni logica fino all’insperato coronamento. Qui accade l’esatto contrario. C’è di mezzo una gelosia un poco agèe , ma dal sapore romantico, l’onore ferito da un mazzo di lettere, forse profumate, nell’era degli sms e del tvb. l’amore ai tempi del viagra riesce ancora a sorprenderci e a spiazzarci un pò.

Un ricordo di Remo Bassini che vale più di tanti editoriali

 

 

ARTICOLO DICIOTTO E IL MONDO DEL LAVORO

 

 

Mio padre guadagnava 80 mila lire al mese, respirando i veleni del “solforico”, alla Montecatini.

Prendeva qualche lira in più grazie al “malsano”: ti pagavano di più se lavoravi nei reparti più tossici.

Mia madre guadagnava 150 lire l’ora, facendo le pulizie.

Il boiler lo accendevamo solo la domenica così da avere l’acqua calda per fare il bagno. Gli altri giorni ci si lavava con l’acqua fredda (abitudine che mi è rimasta).

Non succedeva quasi mai che ci fossero due stanze illuminate, bisognava risparmiare.

La televisione la guardavamo una volta a settimana, a volte due: al bar. Il telefono era una cosa da ricchi.

Però avevamo la radio. Gracchiava, ma si sentiva bene (meglio di oggi).

A volte mangiavo una fetta di carne: solo io; mio padre e mia madre si accontentavano di un piatto di fagioli, o di polenta. E se quella carne non la finivo, o mi lamentavo perché c’erano dei pezzi grassi, erano baruffe.

Risparmiavamo su tutto, anche sulla carta igienica.

Ogni tanto aiutavo mia madre a tagliare dei giornale, ne venivano fuori dei ritagli un po’ più grandi di una cartolina. Mettevamo quei rettangoli di carta in una tasca cucita da mia madre, sul termosifone, accanto alla tazza. Così nell’attesa si leggevano pezzi di giornale vecchio. Tutto fa.

Era la paura che faceva risparmiare i miei vecchi, che allora non avevano quarant’anni: la paura di diventare ancora più poveri.

Appena potevano mettevano 1000 lire nel libretto al portatore, intestato a tutti e tre.

Facevamo una vita appena appena dignitosa: la domenica mi davano 150 lire per andare al cinema. Il giornalino di Tex (120 lire ogni quindici giorni) lo potevo prendere se non prendevo brutti voti (e ne prendevo, ne prendevo).

Viveno nella paura, dicevo, i miei vecchi, che allora avevano dai 35 ai 40 anni.

La paura che mio padre potesse perdere il posto di lavoro.

Era comunista, ma non lo diceva.

Non faceva mai un giorno di malattia, eppure si piegava in due per il mal di stomaco, e stava per settimane a mangiare riso in bianco, curandosi con delle pastiglie che si chiamavano Roter (le scioglieva in acqua, avevano un bel colore, di nascosto un paio di volte le ho assaggiate: sapevano di terra e di marcio e, soprattutto, all’ulcera gli facevano il solletico).

Mi racconta ancora oggi il mio vecchio la sua paura di allora.

 

Quando avevi finito di lavorare andavi a timbrare, poi prendevi la bicicletta e via a casa. Qualcuno però quando andava a timbrare non trovava la cartolina: voleva dire che ti aveva licenziato, che dovevi passare dall’ufficio. Una volta un ragazzo, un padre di famiglia, quando vide che la sua cartolina non c’era si gettò per terra, a piangere. Diceva: Come faccio ora a mantenere mia moglie e i miei tre figli? Una guardia, uno di quelli pagati per controllarci e fare la spia, disse: Mandi la tua donna a battere, no? E rise. Fortuna che quello non sentiva, perché batteva i pugni per terra da farsi male, poveraccio

 

buone feste

Se fossi un gabbiano

volerei sempre più in

alto per raccogliere nel

mio sguardo l’intero mondo

per poi scrutarne il lato peggiore

 

mi getterei in picchiata

nei luoghi dove gli

interessi prevalgono sulla

dignità e sulla vita

delle persone

 

con tutta la forza del mio becco

sposterei come pedine in una dama gli

uomini giusti al posto giusto

 

con i miei piccoli occhi

guarderei dritto nei grandi occhi aguzzini

di chi decide guerre e distruzioni

per chiedergli se il mondo

che vede è quello che desidera

 

sacrificherei il mio ultimo

respiro per ridonare la

 

vita a chi l’ha perduta per

difendere gli ideali della libertà

 

dove gli alberi non sono più

verdi, il mare non è più blu

il cielo non è più azzurro,

sbatterei fortemente le mie ali

sino a spezzarle

per alzare un forte vento che riporti

il colore e l’odore di un tempo

 

accarezzerei con le mie piume leggere

il viso di quei bambini che non hanno

mai sorriso

 

nel mio viaggio di ritorno,in volo,

al mio passaggio su tutti i territori,

griderei a tutte le popolazioni che il

mondo è cambiato

 

basta poco..

basta..

 

“il volo di un gabbiano”

 

(Ciro Genovese)

 buon natale

 

performances da ricordare

http://video.corriere.it/pignolation-2011-

thediamondage:

Korea del Nord: Lacrime e Sangue

OH….MY….GOOOODDDD!! ;-)

Guardate la foto. Ecco, siamo a Natale, e a Roma ci sono più cartelli e manifesti di Fini-Casini-Rutelli che luminarie natalizie. E’ il segno dei tempi, dirà qualcuno. E’ comunque triste, diciamo noi. Il  manifesto si riferisce ad un convegno che si è tenuto  a Roma. Ma il punto non è quel convegno, che non importa nulla a nessuno.

A pensarci bene, se l’Italia è da salvare, possibile che questo Paese debba essere salvato da Fini-Casini-Rutelli? Politici in attività da decenni, da una vita praticamente. Il loro unico lavoro è stato quello, la politica. E ora si propongono come salvatori dei fallimenti della politica.

Chissà cosa unisce quei tre. Sono talmente uniti che alle scorse elezioni amministrative non si sono nemmeno presentati insieme. Su certi temi poi uno pensa bianco e gli altri due nero (e non è Fini). Ma soprattutto, perchè Fini e Casini si tengono Rutelli? Quale mistero c’è dietro? Perchè tenere una simile palla al piede dal valore elettorale nullo? Misteri. Misteri dei salvatori d’Italia

Vauro

buona domenica

SE AMO UNA PERSONA NON SIGNIFICA CHE ODIO TUTTE LE ALTRE

noi tendiamo con una certa leggerezza un poco presocratica, a intendere odio e amore come due opposti, come se ciò che non amiamo lo odiassimo e viceversa. prendendo i due termini nel senso proprio , che io ami una persona non significa che  odi tutte le altre, all’opposto dell’amore ci puo esere l’indifferenza(amo i miei figli e mi era indifferente l’autisata del tram ). ma il vero punto è che l’amore isola. se amo follemente una donna, pretendo che lei ami me e non altri ( almeno non nello stesso senso), una madre ama appassionatamente i suoi figli e desidera che essi amino in modo privilegiato lei (mamma ce n’ è una sola) ne sentirebbe di amare figli altrui con la stesa intensità. Dunque l’amore è a proprio modo egoista , possessivo selettivo. Certo il comandamento dell’amore impone di amare il nostro prossimo come se stessi ( tutti sei miliardi circa di persone ) ma in pratica ci dice di non odiare nessuno, e non pretende che noi amiamo un eschimese sconosciuto come nostro padre o nostro nipote. l’amore privilegerà sempre il mio nipotino su di un cacciatore di foche.

Invece l’odio può essere collettivo, e deve essserlo per i regimi totalitari, come insegnava la scuola fascista. E così vogliono le dittature e i populismi, e spesso le religioni nella loro versione fondamentalista, perchè l’odio per il nemico unisce i popoli e li fa ardere tutti di un identico fuoco. L’amore mi scalda il cuore nei confronti di poche persone, l’odio riscaldia il cuore mio e quello di chi sta dalla mia parte, nei confronti di milioni di persone, di una nazione, di un ‘etnia, di gente dal colore o dalla lingua diversa. Il razzismo italiano odia tutti gli albanesi o i rumeni o gli zingari, Bossi odia tutti i meridionali ( e se percepisce uno stipendio pagato anche con le tasse dei meridionali questo è prorpio il capolavoro della malevolenza),Berlusconi odia tutti i comunisti e i giudici e ci chiede di fare altrettanto. L’odio quindi non è individualista bensi generoso,filantropico, e abbraccia immense moltitudini. è solo nei romanzi che ci viene detto come sia bello morire per amore; di solito è raffiguata come bellissima la morte dell’eroe che lo coglie mentre scaglia una bomba contro l’odiato nemico: Ecco perchè la  storia della nostra specie è stata maggiormente segnata dall’odio e dalle guerre, e dai massacri, e non dagli atti d’amore.

la nostra propensione alle delizie dell’odio è così naturale che risulta  facile coltivarla ai reggitori di popoli, mentre all’amore  ci invitano solo esseri scostanti che hanno la disgustosa abitudine  di baciare i lebbrosi.

c’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero.

I due uomini uccisi barbaramente a Firenze hanno un nome: Mor e Modou. Vorrei sentirli chiamare così nei TG, non ambulanti, senegalesi o vucumprà.

HANNO UCCISO 25.000 PERSONE. ORA SONO UNO SPONSOR OLIMPICO PER LONDRA 2012. L’INDIA TOSSISCE INORRIDITA. →

“A un’Italia che è soffocata dal debito pubblico, stremata dalla crisi economica, dissanguata dai tagli alla spesa sociale, massacrata dalle tasse, la Chiesa costa più di 6 miliardi di euro ogni anno, anzi, secondo l’analisi più accurata, dettagliata e aggiornata che abbiamo a disposizione (qui), ne costa 6.086.565.703. Roba che va ai poveri, si dice, ma basta scorrere le voci di entrata per capire che non è così: ai poveri va solo il 20% dell’8xmille (la Cei rendeva noto qualche mese fa che, dei 1.067.032.535 euro incassati nel 2010, 450.000.000 erano destinati alle esigenze di culto, 357.000.000 al sostentamento del clero, 30.000 venivano accantonati e solo 230.000.000 spesi in “interventi caritativi”), in pratica meno del 4% degli oltre 6 miliardi complessivi, due soldi spesi per riempire un pentolone di minestra dal quale la Chiesa versa due mestoli di carità, pretendendo che le valgano una buona reputazione.”

“Quando dici la crisi. Ho fatto l’Arbre Magique di Natale.”

nessun alibi all’odio

NONPERDIAMO LA TESTA

l’unica parola d’ordibe possibile a quel che è succeso ieri a Firenze è questa. Dobbiamo porci tutte le domande, anche le più scomode cominciando col chiederci se gli italiani, visto il precedente della spedizione punitiva al campo rom di Torino, stanno prendendo una deriva razzista. Io credo che il nostro sia un paese accogliente e tollerante. Ma le domande scomode restano tutte e le risposte dobbiamo darle con il massimo della sserenità possibile, evitando di sbranarci con accuse e polemiche che rischiano di tirar fuori il peggio delle menti più deboli. L’ipotesi più credibile è che lo spietato killer che ieri ha senimato il terrrore  a Firenze fosse una persona disturbata. il suo profilo è farcito di devozione a riti celtici e neopagani, con simpatie neonaziste e sconcertanti astrazioni dalla realtà. un uomo dalla doppia personalità : da un lato l’apparenza del tranquillo ragioniere, dall’altro l’aspirante vendicatore della razza bianca. Certo, in cuor nostro speravano che le stragi per mano di squilibrati appartenessero ad altre società a mondi lontani da osservare attraverso la televisione pensando <..no, da noi non puo succedere….>. Adesso sappiamo che non è così e questo aggiunge ancora un po di angoscia ad una situazione gia densa di preoccupazione. La crisi economica, la società multirazziale….. sono tutti temi che possono accentuare il senso di insicurezza e creare situazioni di tensione. L’unica risposta possibile è un appello al senso di legalità, questo paese ha bisogno di regole che tutti devono rispettare, indipendentemente dal luogo di nascita o dal colore della pelle. A cominciare dall’escludere la folle tentazione del farsi giustizia da soli. ( anche se a volte prudono le mani). Qualche giorno fa il capo della polizia , ricordava che in  Italia il terzo dei reati è commesso da stranieri in gran parte clandestini. Ma questo , come del resto la microcriminalità dei rom è affare della polizia, non di improvvisate ronde o peggio di squadracce punitive. Non diamo alibi ai tropppi esagitati che ci sono in giro.  E diamo la nostra solidarietà ai ragazzi di colore uccisi o feriti ieri senza un xkè.

NON PERDIAMO LA TESTA

medioevo Italia

Davanti alla cenere e alle bugie ora si parlerà di razzismo, ed è sacrosanto che avvenga. Ci si chiederà pure cosa sta succedendo nella civile e solidale Torino, ed è giusto che ce lo si chieda. Ma spero che qualcuno si faccia domande anche su quale tipo di italianissima cultura è quello che induce una giovane donna a credere che la condizione di stuprata sia per lei socialmente più vivibile di quella di chi fa l’amore perché lo ha scelto.

Ineccepibili, le conclusioni di Michela Murgia in merito al recentissimo fatto di cronaca avvenuto a Torino.

la prossima volta se subite uno stupro date la colpa ai banchieri o a qualche politico

“Incredibile ma vero: Davide Cavallotto (Lega Nord) sull’incendio al campo nomadi di Torino: “Dimostrazione che a Torino l’emergenza rom e’ diventata ormai una piaga sociale”.”    Rom, cornuti e mazziati – L’AntiComunitarista – Il blog di Daniele Sensi

domenicando

Siglata la pace sulla striscia di Gaza

Cancellato il debito pubblico italiano

Ritirate tutte le truppe americane impegnate in medioriente

Trovata la cura per l’Aids

Berlusconi lascia definitivamente la politica

Il Papa afferma “basta con le chiese, costruiamo più ospedali in Africa”

La mafia è oramai solo un brutto ricordo

niente, è che io la mattina, prima di mettermi a leggere i giornali, mi concedo qualche minuto in più per sognare. buon pomeriggio 🙂

La Genesi

1. Dio creò Bocchino e subito dopo la Santanchè. Così, per associazione.

2.. Dio creò Sgarbi, neanche il tempo di finirlo e già gli giravano i coglioni.

3. Dio creò Alemanno, poi ci riprovò e venne fuori Storace. Giornata nera.

4. Dio creò Brunetta, poi si accorse di aver fatto una cazzata e lo lasciò a metà.

5. Dio creò Gasparri e poi creò l’Alzheimer, per dimenticarsene.

6. Dio creò Vespa. Quel giorno fu il suo unico neo.

7. Dio creò Renzo Bossi. Ci provò, almeno.

8. Dio creò Andreotti perché la vita eterna da soli dopo un po’ rompe il cazzo.

9. Dio creò Bondi ma lo fece con due culi.

10. Dio creò Fede e andò subito a lavarsi le mani

11. Dio creò Bertolaso per gestire l’emergenza big bang. A quei tempi  aveva molto senso dell’umorismo.

12. Dio creò Borghezio e capì che aveva bisogno di una vacanza.

13. Dio creò Schifani, lo guardò per un po’ e poi gli diede il nome.

14. Dio creò Calderoli, poi passò a qualcosa di più evoluto, un’ameba.

15. Dio creò Sacconi. Le scritture però non dicono di cosa l’abbia riempito…

(fonteserenity48)

p.s.16. Ormai ai limiti della depressione Dio provò nuovamente a creare qualcosa e…nacquero delle persone come noi che lo ripagarono di tutti gli errori fatti con la loro capacità di vivere in un mondo tanto difficile con il sorriso sulle labbra e la voglia di lottare.

Se il vento fischiava ora fischia più forte, le idee di rivolta non sono mai morte…