corallorosso: “Se vedemo! Ilenia Cascione ”

cancionmorena:

alexbifronte:

Non è sessismo ma… battute.

Non è omofobia ma… gaffes.

Non è razzismo ma… buon senso.

Non sono stupidini ma… stronzi.

(via masoassai)

themostro: “Ecco ”

Cattolici contro gay pride: processione di riparazione a Reggio Emilia   – Cronaca – Gazzetta di Reggio

“Al giorno d'oggi, la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente.” ~ Oscar Wilde ~ (vento ribelle)

“Al giorno d’oggi, la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente.”
~ Oscar Wilde ~

(vento ribelle)

15 maggio 1948 - la NAKBA Ogni anno il popolo palestinese commemora al-Nakba, la catastrofe. Al Nakba è l’appellativo che i Palestinesi danno al 15 maggio 1948, data in cui lo stato d'Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del...

15 maggio 1948 – la NAKBA

Ogni anno il popolo palestinese commemora al-Nakba, la catastrofe.
Al Nakba è l’appellativo che i Palestinesi danno al 15 maggio 1948, data in cui lo stato d’Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del popolo palestinese.
Al Nakba è stato il giorno in cui il popolo pale-stinese si è trasformato in una nazione di rifu-giati. 750.000 Palestinesi sono stati espulsi dalle loro case e sono stati costretti a vivere nei campi profughi. Molti di quelli che non sono riusciti a scappare sono stati uccisi.
Nel 1948 più del 60 per cento della popolazione palestinese è stato espulso.
Più di 530 villaggi palestinesi sono stati evacuati e distrutti completamente.
Finora Israele ha impedito il ritorno di circa sei milioni di rifugiati palestinesi e continua ancora oggi a cercare di espellere i palestinesi dalla loro terra. Queste operazioni assumono di volta in volta forme e nomi diversi, attualmente vengono chiamati “trasferimenti”…
Il caso dei profughi palestinesi è oggi il più considerevole come numero di persone coinvolte ed anche quello che si protrae di più nel tempo, rispetto agli altri casi di rifugiati nel mondo.
Più di 6 milioni di persone, che rappresentano i tre quarti del popolo palestinese e quasi un terzo della popolazione mondiale dei rifugiati, rimangono senza una soluzione definitiva della loro con-dizione. Più della metà dei profughi palestinesi non godono dei diritti di base, quali sicurezza fisica, libertà di movimento ed accesso all’impiego. …
Prima del 1948 i Palestinesi possedevano più del 90% della terra in Palestina, oggi ne possiedono o hanno accesso solo al 10%.
Secondo il diritto internazionale(risoluzione ONU n.194 dell’11 dicembre 1948) i rifugiati hanno il diritto di ritornare nelle loro case di origine, avere la restituzione della proprietà e la compensazione per le perdite e i danni subiti.
Ci sono tre soluzioni di base ai problemi dei profughi palestinesi: rimpatrio volontario (o ritorno), integrazione volontaria nel paese ospitante o trasferimento volontario in un paese terzo.
D’altra parte, lo stato d’Israele impedisce ai profughi palestinesi di esercitare il diritto al ritorno nelle proprie ca-se, che è un diritto fondamentale sancito dal diritto umanitario internazionale.
FONTE :l’ altralombardia.it

15 maggio 1948 – la NAKBA

15 maggio 1948 - la NAKBA Ogni anno il popolo palestinese commemora al-Nakba, la catastrofe. Al Nakba è l’appellativo che i Palestinesi danno al 15 maggio 1948, data in cui lo stato d'Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del...

15 maggio 1948 – la NAKBA

L’emergenza sicurezza spiegata al ministro Minniti di Francesca Fornario. Giornalista e autrice satirica «Il lavoro che ho cominciato quattro mesi fa al Viminale può piacere o meno – dice il ministro Marco Minniti, dopo aver dato licenza di sparare...

L’emergenza sicurezza spiegata al ministro Minniti

di Francesca Fornario. Giornalista e autrice satirica
«Il lavoro che ho cominciato quattro mesi fa al Viminale può piacere o meno – dice il ministro Marco Minniti, dopo aver dato licenza di sparare ai ladri di notte (contrario Salvini: «Non è abbastanza». Di notte i neri non si vedono) – Ma è figlio di un metodo, di un disegno, e di una certezza. Che sulle questioni della nostra sicurezza, si chiamino emergenza migranti, terrorismo, reati predatori, incolumità e decoro urbano, legittima difesa, non si giocano le prossime elezioni politiche. Ma il futuro e la qualità della nostra democrazia».

Minniti ha ragione: la qualità di una democrazia si misura nella sicurezza che infonde e assicura ai propri cittadini. In Italia la democrazia vacilla perché i cittadini non si sentono al sicuro. Quasi nessuno. Voi vi sentite tranquilli? No, certo, in famiglia e tra amici non si fa che parlare di quanto ci si senta maledettamente insicuri. Dilagano malanni che sono il frutto di questa persistente condizione di insicurezza. Insonnia, spossatezza, reflusso gastroesofageo, ipertensione, attacchi di panico.

Le persone non si sentono al sicuro. Perché non hanno una casa, una continuità di reddito, una pensione, un lavoro, uno stipendio che basti a pagare l’affitto della casa che non hanno, le garanzie per ottenere un mutuo, la possibilità di mantenere i figli agli studi, i soldi per il dentista e per gli esami medici che sono gratis solo se li fai tra sei mesi, quando sarai già guarito o morto, ma vuoi mettere la soddisfazione di morire incolume, senza scritte sui muri e cartacce per terra? Che tra l’altro, se il peso della disoccupazione diventa insostenibile e ti spari in bocca di notte, è legittima difesa.

Quando però il ministro dell’Interno stila la lista delle emergenze che rendono insicura la popolazione non gli viene in mente di considerare la precarietà, l’indigenza, la difficoltà di conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Converrebbe avvisarlo che il paese dove la percezione di sicurezza è più forte al mondo è la Norvegia, con un indice di benessere al 97%. La Norvegia, dove i poliziotti girano disarmati.

Quanto all’Italia, dove Matteo Renzi non è mai sceso in piazza per difendere il diritto alla salute, al lavoro o allo studio ma sarà in piazza domenica per pulire le strade di Roma, è diventata una repubblica fondata sul decoro urbano.