Quell'albergo di Visegrad, lager degli stupri etnici dove oggi puoi alloggiare con un voucher per sostenere il turismo
Oggi vi racconto una storia. Una storia più brutta del Covid. Una storia per ricordarvi che l'orrore continua nel mondo e se ne...

Quell’albergo di Visegrad, lager degli stupri etnici dove oggi puoi alloggiare con un voucher per sostenere il turismo

Oggi vi racconto una storia. Una storia più brutta del Covid. Una storia per ricordarvi che l’orrore continua nel mondo e se ne fotte della pandemia.

Se vi dovesse capitare di cercare un hotel in Serbia nella città di Visegrad, tra le offerte vi capiterebbe anche il Vilina vlas.

Forse questo nome non vi dice nulla. Forse se siete nati dopo la guerra dei Balcani non sapete che dall’altra parte dell’Adriatico negli anni “90 (ieri) c’erano tante Auschwitz per donne musulmane.
Ecco allora ve lo dico io: L’hotel Vilina vlas, a Visegrad, fu il luogo degli orrori destinato alla tortura e alla violenza delle donne negli anni della guerra tra il 1992 e il 1995.
Gli stupri etnici svolti con metodica sapienza e rigore dalla più recente furia nazionalista che travolse l’Europa soltanto ieri.
Da quelle terrazze da dove oggi i clienti prendono il sole alcune donne (Se questa è una donna…) si gettavano giù sperando di porre fine alle loro sofferenze.

Alcune non dovettero neppure prendersi il disturbo di uccidersi.
Morivano dissanguate durante stupri che duravano giorni.

Mediamente ogni donna veniva violenta da 9 soldati al giorno. Le “donne” erano anche bambine di 14 anni.

Come scrive sull’Agi.it Brahim Maarad: nel tentativo di salvare la stagione turistica nel mezzo della pandemia, la regione serba della Bosnia ha lanciato un programma di aiuti per il settore alberghiero, compresi i voucher per i pernottamenti. Tra gli stabilimenti beneficiari dell’iniziativa vi è anche il Vilina vlas, situato vicino al ponte Mehmed Pasha Sokolovic, un’opera del XVI secolo che ha ispirato il famoso romanzo “Il ponte sulla Drina” del Nobel jugoslavo per la letteratura Ivo Andric. Mentre Visegrad presenta lo storico ponte ottomano come attrazione principale, nulla nell’hotel o nei suoi dintorni ricorda le atrocità avvenute nelle sue stanze un quarto di secolo fa, negli anni del conflitto tra il 1992 e il 1995.

(…) L’hotel fu trasformato nel 1992 in un centro di detenzione femminile dal “signore della guerra” locale Milan Lukic, un leader paramilitare serbo-bosniaco arrestato nel 2005 in Argentina. Bakira Hasecic, fondatrice dell’associazione “Donne vittime di guerra”, è una delle duecento vittime che si stima abbiano subito stupri sistematici a Visegrad. Raccontando la sua storia a Efe, ha ricordato “l’orrore” vissuto lì nella primavera del 1992 e quell’hotel “letteralmente intriso di sangue”. Impossibile nascondere il disagio: “Se almeno mettessero una targa commemorativa, un monumento, qualche segno che lì furono uccise delle persone e che le donne vennero violentate”. “Non so come si possa alloggiarvi. Ma ci sono persone che lo fanno. Non ho altri commenti”.

(…) Meditate gente, meditate che questo è stato (ieri).

Claudia Sarritzu

IL SUPPLIZIO DI FRANCHETTA BORELLI, TORTURATA DALL’INQUISIZIONE.

Triora è un piccolo paese arroccato nella Valle Argentina tra le Prealpi Liguri e la Terra di Francia. E’ un piccolo paese montano che ha sempre vissuto grazie alla pastorizia, alla coltivazione dei cereali ed è famosa tutt’oggi la produzione del pane.
Deve il suo nome a “Tria-Ora” (tre bocche) che indica i tre principali prodotti del luogo ovvero: grano, vite e castagno. Il suo stemma araldico infatti raffigura Cerbero, il cane infernale a tre teste, che divenne il simbolo di questo paese nel 1750, dopo le vicende accadute alle streghe.

Nel 1587, Triora vide un periodo di carestie e aridità che il Consiglio degli Anziani sospettò essere opera di stregoneria e decise così di far intervenire gli inquisitori per far luce sui problemi emersi nel piccolo borgo.

(…) Il paese dipendeva dal vescovo di Albenga e fu proprio Girolamo del Pozzo che era il vicario di Albenga a spingersi fino a Triora per preoccuparsi di questo caso. In altre contrade ad esempio nelle città di Mantova, Ferrara, Milano, Brescia e Venezia era stato messo in atto contro la stregoneria, o meglio ,per identificare le streghe responsabili di carestie e pestilenze, un sistema definito judicio, che si basa sulla denuncia anonima verso qualcuno, evitando così possibili ritorsioni. In ogni chiesa c’erano delle cassette come quelle per le elemosina, nelle quali venivano inseriti i biglietti anonimi con i nomi delle presunte streghe, i luoghi e le ore dei raduni, che garantivano agli inquisitori più garanzie di successo nella cattura.

(…) Proprio per la sua posizione di passaggio e l’isolamento di cui godeva Triora, arroccata sui monti, fu un luogo dove alcune tradizioni dei Pellegrini si radicarono e poterono anche rimanere nascoste a lungo, come ad esempio le pratiche di guarigione con la natura ma anche il contatto con il mondo numinoso, che si mantennero in segreto fino a che fu comodo accusare qualcuno per le carestie e le donne più povere e sole erano quelle più sottoposte a giudizio. Le streghe per loro natura, spesso vivevano libere dal matrimonio, senza quindi nessun uomo a proteggerle dalle accuse di stregoneria. (…)

Convocato dal Consiglio degli Anziani, il vicario Del Pozzo arriva a Triora e immediatamente salì sul pulpito, iniziando la sua omelia per accusare tutti gli abitanti del borgo di essere complici delle strie e delle fattucchiere perché rivolgersi a loro per guarire o per attirare l’amato, incentivava la loro attività. Definisce addirittura la complicità con le streghe, un delitto contro la legge divina.

Era sicuro che le indemoniate avessero generato la distruzione e la miseria di Triora e non perse tempo ad incitare i paesani a denunciare le streghe attraverso la cassetta del giudizio, per porre fine alle pratiche di queste donne malefiche, accusate di succhiare il sangue sia dalle mucche, che dalle donne, che dai bambini. Finita la sua omelia in chiesa incaricò alcuni suoi sottoposti di adibire alcune delle case di Triora, come prigione. Probabilmente in un atto dimostrativo, catturò almeno 20 donne sospettate di avere a che fare con eresie e stregonerie. Girolamo del Pozzo sapeva bene che a Triora non vi erano delle streghe in mezzo a dei cattolici credenti, ma che invece tutto il paese si opponeva alla chiesa ecclesiastica e probabilmente anche alle istituzioni politiche, essendo una zona montana e quindi abbastanza lontana dalle dalle città, aveva conservato ancora le antiche tradizioni.

Vista la situazione così grave il vicario era convinto dell’utilità della tortura per ottenere confessioni e nuovi nomi e fece allestire una stanza dei tormenti in una casa a Triora rinforzata da inferriate e controfinestre corazzate che vide interrogatori, supplizi come il cavalletto, il tormento degli aghi e del braciere. Tutti gli accusati e gli indiziati fornirono testimonianze forzate che coinvolsero anche altre donne, perché per salvarsi venivano invitati a fare altri nomi. Furono condannate 13 donne, quattro ragazze e un fanciullo, sia povere che di alto rango. Fino al 1588 l’inquisizione aveva già analizzato ben 200 persone. Una donna, Isotta Stella di 60 anni, non aveva resistito alle torture e morì in carcere, un’altra si è gettata dalla finestra temendo di dover sopportare le torture e morì dopo poco. Molte furono storpiate, altre mutilate a causa delle torture che erano molto persuasive.

Del Pozzo giustificava le torture atroci nelle sue relazioni che inviava al vescovo di Albenga, con il fatto che “ci fossero donne molto robuste per sopportare i supplizi, soprattutto quando queste non rinnegavano il diavolo e volevano attenderlo per sempre”. Il Vicario scrisse che “il braciere lo aveva usato in un solo caso nei confronti di quattro o cinque streghe che erano molto resistenti e poteva assicurare che il fuoco appiccato ai piedi non aveva superato il tempo massimo di un’ora”. Concludeva quindi che “tutte le donne erano state trattate assai bene a carico della comunità e che i tormenti non avevano mai ecceduto la regola, e se qualcuna si riteneva danneggiata, perché storpiata o ustionata dai supplizi era colpa delle cure inadeguate ricevute dopo l’interrogatorio dei medici o dei familiari “.

(…) Alla fine di Gennaio, Girolamo del Pozzo lascia Triora e nel mese di Maggio arrivò un dominicano inquisitore Alberto Fragarola per interrogare le prigioniere che smentirono di appartenere a una setta di streghe tranne una fanciulla di 13 anni che abiurò nella chiesa e così ottenne la liberazione e il perdono.

(…)Franchetta fu una donna accusata di stregoneria che divenne la protagonista del racconto di tutta la vicenda di Triora. Era molto bella, molto integrata nel borgo di Triora non che una donna importante e stimata. Era stata una donna libera soprattutto nella giovinezza, era ricca e invidiata e aveva anche molto potere politico.

(…) Con la sua caccia si instaurò un clima di terrore in tutto il territorio: tredici donne erano ancora chiuse nelle carceri, tre erano morte durante le indagini, quattro processi erano conclusi e cinque donne condannate al rogo. Il commissario era ben deciso a sterminare quante più streghe possibili.

Uno dei giorni più infausti fu il 22 Luglio del 1588 quando furono bruciate 4 donne che avevano confessato di essere streghe.

Una certa Luchina fu accusata di stregoneria da un’altra donna, Pierina Bianchi. Luchina fu torturata e morì per i tormenti suscitando l’indignazione di Scribani, convinto che il diavolo le avesse dato la morte per sottrarla a una giusta condanna. (…) sapeva che Franchetta della famiglia Borelli aveva fama di strega, così dopo l’arresto, all’età di 65 anni, cercò di estorcerle più informazioni possibili, sia sulle streghe del paese e sulle loro arti ma anche sui complici. Franchetta era una donna particolare che in gioventù era stata molto bella e aveva anche fama di essere di facili costumi. Il commissario la definì una meretrice . Ma la sua fama come donna non era legata solo alla sua natura, ma soprattutto alle sue doti di guaritrice: da lei andavano sia donne che uomini, ma anche i medici ufficiali che volevano imparare il mestiere.

(…) La tortura consisteva nell’ uso del cavalletto, detto anche eculeo ovvero uno strumento per tirare il corpo della vittima. Durante questo tipo di tortura generalmente le membra del corpo si slogavano producendo un terribile dolore. Oltre alla tortura c’era anche l’umiliazione perché Franchetta, come le altre donne, venivano spogliate, rapate in testa e rasate in ogni parte del corpo perché la peluria e i capelli potevano nascondere il marchio del diavolo. Per legge la tortura doveva avere una durata precisa e Franchetta non versò una lacrima durante tutto il tempo e oltre, perchè come si sa, le sue torture durarono per molte ore.

Secondo il manuale di demonologia questa manifestazione era il segno dell’appartenenza alla Setta diabolica. Ogni tanto rideva o parlava tra sé e rimase per cinque ore nel tormento mentre le funi le slogavano gli arti. “Signor Dio mi aggiuterà, signore calatemi che la verità l’ho detta, il cuore mi manca Signore mandami l’angelo del cielo, il cuore mi schiatta, il Signore non mi lascerà fino a giorno perché manderà a chiamare la mia anima.”

(…) “La verità l’ho detta signore. Fatemi levare di qui signore che io non ne posso più . Mi sento il cuore schiattare.”

Erano trascorse quindici ore di supplizio, ma la buona fede dell’ indiziata non convinse comunque Scribani che si accanì ancora di più ordinando che oltre al cavalletto le fosse inferta la prova del fuoco. Furono messe delle braci sotto la pianta dei piedi, ma la donna disse di non avere niente a che fare col diavolo o con simili creature maligne. Il commissario però voleva quella confessione a tutti i costi e chiese torture più persuasive. Uno degli assistenti che assisteva al supplizio lo fermo: “è una donna anziana, ha resistito mezza giornata sul cavalletto senza dire nulla, il suo corpo è fragile e se continuate la ucciderete.” Inoltre l’avvocato di Franchetta contestò tutte le accuse del giudice dicendo che le testimonianze e le accuse delle altre donne erano solo per invidia e i balli notturni solo sogni e illusioni. Scribani cedette. Una volta liberata, Franchetta fuggì dalla casa che le era stata assegnata come un carcere e si nascose per qualche tempo chissà dove

… Al suo ritorno fu messa subito in carcere, denudata e legata di nuovo al cavalletto. Scribani sadico e più cocciuto che mai la fece esaminare anche nelle parti vergognose per scoprire il marchio del diavolo che non fu mai trovato. Neanche questo valse come prova della non appartenenza di Franchetta a una setta, ma servì solo ad attestare il grande potere di Franchetta come strega, capace di poter addirittura nascondere il marchio del diavolo e di sopportare le torture con grande compostezza.

Fu torturata di nuovo, ancora con le slogature e le braci ma Franchetta iniziò a parlare del più e del meno con il giudice, con gli assistenti, con il carnefice e con i dottori. Sembrava che se ne prendesse gioco e a metà della giornata, dopo 12 ore di tortura disse: “Franchetta deve stare qui due o tre ore in più, cosa importa ormai.”

…Scribani redasse un verbale per il tribunale di Genova. Si legge che “Franchetta Borelli con questa ultima tortura aveva purgato tutti gli indizi contro di essa e quindi non poteva più essere perseguitata” . Venne quindi liberata da un giudice, il Caracciolo, che nello stesso verbale di assoluzione affermava che “l’imputata doveva essere rilasciata perché nessuna legge neppure quella militare permetteva ai giudici di continuare a frugare negli corpi umani per trovare la verità”.

Questo documento testimonia la paura dei giudici inquisitoriali ma anche la loro fissazione e il loro sadismo. Furono obbligati per legge a lasciare Franchetta ma continuano a credere che fosse una strega.

…Triora rimase selvaggia e inafferrabile. I libri proibiti continuano a girare tra la comunità montana e le bagiue continuano a incontrarsi vicino alle fontane e ai corsi d’acqua .

laliant.wordpress

La laicità
Italia, 2020. Papa Francesco dichiara che gli omosessuali sono figli di dio e che hanno diritto a una famiglia. Una cosa ovvia per alcuni, un forte dibattito ancora per molti. Panico generale, reazioni di ammirazione, sconvolgimento di...

La laicità

Italia, 2020. Papa Francesco dichiara che gli omosessuali sono figli di dio e che hanno diritto a una famiglia. Una cosa ovvia per alcuni, un forte dibattito ancora per molti. Panico generale, reazioni di ammirazione, sconvolgimento di massa. Io stessa ne sono felice, anche se poi con scetticismo mi chiedo se non sia un’operazione di marketing per riavvicinare la gente alla chiesa. Pensando positivamente però, magari papa Francesco è solo una brava persona. Ma perché quindi tutta questa sorpresa?

Perché non siamo un paese laico.

Sicuramente papa Francesco ha fatto una dichiarazione rivoluzionaria se prendiamo in considerazione la concezione dell’italiano medio fortemente cattolico, ma tutto questo crea scalpore perché viviamo in un paese in cui alla fine di ogni telegiornale incontriamo una notizia proveniente dalla Santa Sede. Come se l’autorità papale fosse quasi sullo stesso piano di quella istituzionale.

A scuola ci insegnano religione sin dalla materna, per poi continuare per elementari, medie e liceo, passando per un catechismo che tendenzialmente è ritenuto formativo. Il cattolicesimo è impresso in noi sin dalla nascita.

In Francia sempre durante la scorsa settimana si è aperto un dibattito sull’importanza del valore della laicità a seguito del brutale assassinio di un professore di storia e geografia. Questo professore “ha osato” mostrare delle vignette satiriche di Charlie-Hebdo e ha pagato con la vita questo affronto.

A seguito di quest’avvenimento, i francesi sono scesi in piazza per far sentire la propria voce a favore di un maggiore controllo e garanzia della loro libertà di espressione.

Libertà che contiene il valore della laicità che si sposa perfettamente con l’idea di democrazia. Questi due concetti vanno infatti di pari passo. Citando le parole di Giuseppe Civati: “La laicità è una condizione essenziale per la democrazia. Senza la prima non esiste la seconda. La laicità non prevede etichette, censimenti, classificazioni. È come una gomma da cancellare, nei confronti di ciò che divide a priori, per partito preso, per una tradizione spesso inventata o piegata a escludere cose nuove.”

In origine la religione è nata per dettare “regole di comportamento” e dare un significato alla vita umana.

In seguito, è stata usata abilmente per soggiogare la maggioranza delle popolazioni su scelte più o meno condivisibili e atti immorali. Si è iniziata a usare la “credenza” come giustificazione ad ogni cosa, per approfittarsi dei più indifesi e di chi non potesse avere un’adeguata istruzione che consentisse la creazione di un opinione critica.

Vivere in uno stato laico non significa non poter convivere con religioni e culture diverse o bandire i cattolici dal paese; significa non imporre a priori un’educazione religiosa che in molti casi fa crescere persone con mentalità particolarmente ristrette. Il discorso dell’omosessualità ne è un chiaro esempio.

A chiudere il quadro, si aggiunge il dibattito sull’approvazione della Legge Zan, legge contro l’omotransfobia e la misoginia. Finalmente sembra che la legge sia riuscita ad essere calendarizzata in Aula (dopo una forte opposizione). Ora staremo a vedere.

Questa proposta potrà aiutare a rendere il paese più laico e democratico? La dichiarazione del papa riuscirà a smuovere l’animo di coloro che continuano a proporre l’idea di “famiglia tradizionale”?

Forse sì o forse no, o forse dovremmo semplicemente smetterla. Smetterla di essere così bigotti, chiusi e creare un paese più inclusivo. Le tradizioni sono belle; il Natale, l’uovo di Pasqua, il pranzo della domenica con la nonna.

Ma questa non è religione, è famiglia. E la famiglia è amore. Qualsiasi tipo di famiglia.

Flavia Restivo

Io sono una foresta e una notte di alberi scuri:
ma chi non ha paura della mia oscurità
trova anche, sotto i miei cipressi,
declivi di rose.
Friedrich Nietzsche
(Manuela Dejoannon)

Io sono una foresta e una notte di alberi scuri:
ma chi non ha paura della mia oscurità
trova anche, sotto i miei cipressi,
declivi di rose.

Friedrich Nietzsche

(Manuela Dejoannon)

La proposta è partita da un consigliere di Milano Progressista: intitolare un giardino di Milano, nel municipio 8, alla giornalista Ilaria Alpi, uccisa nel 1994 a Mogadiscio mentre lavorava per il Tg3 a un'inchiesta sul traffico di rifiuti in...

La proposta è partita da un consigliere di Milano Progressista: intitolare un giardino di Milano, nel municipio 8, alla giornalista Ilaria Alpi, uccisa nel 1994 a Mogadiscio mentre lavorava per il Tg3 a un’inchiesta sul traffico di rifiuti in Somalia. Con lei fu ucciso anche il suo collega Miran Hrovatin, in circostanze che i processi non hanno mai chiarito fino in fondo.

(Il razzismo non ci piace)

Sciogliere Forza Nuova e Casa Pound

di Carlo Troilo

Come noto a tutti, non solo la Costituzione, all’articolo XII delle sue Disposizioni Transitorie, vietò “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Ma nel 1952 il ministro degli Interni Mario Scelba – “uomo d’ordine” e nemico accanito dei comunisti ma sempre coerentemente antifascista – varò la legge che porta il suo nome e che sanziona chiunque “promuova od organizzi, sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”. La legge punisce ogni tipo di apologia del fascismo con un arresto dai 18 mesi ai 4 anni.

Né la Costituzione né la “legge Scelba” hanno però impedito, nel corso degli anni, la nascita del Movimento Sociale Italiano – MSI (dicembre 1946), fondato dai fascisti repubblichini Almirante e Romualdi, né quella di movimenti apertamente ispirati alla ideologia fascista come Forza Nuova (dicembre 1997) e (Casa Pound (dicembre 2003).

In questi giorni – nel pieno di quella che si va configurando, in Italia e in gran parte del mondo, come la più grande tragedia dal dopoguerra ad oggi – le proteste delle categorie professionali colpite dai lockdowm parziali o totali sono state spesso organizzate da Forza Nuova, che comunque le ha trasformate (a Napoli, a Milano e a Roma) in vere e proprie manifestazioni sediziose, con lanci di bottiglie e bombe carta, incendi di cassonetti, barricate, percosse a fotografi e giornalisti.

Si tratta di fenomeni intollerabili e drammaticamente pericolosi (quando “ci scapperà il morto”?) che le forze politiche democratiche non possono tollerare e devono contrastare con forza.

Questo obbligo morale e politico vale per le forze politiche ma dovrebbe impegnare innanzitutto le associazioni rappresentative della Resistenza e del movimento partigiano.

Ad esse mi rivolgo – come cittadino democratico e come figlio del fondatore e comandante della Brigata Maiella – perché non si limitino a proteste verbali ma chiedano lo scioglimento di Forza Nuova e di Casa Pound. E lo chiedano subito, con molta forza e decisione, al ministro degli Interni (già prefetto di Milano, Capitale della Resistenza), al governo tutto, al Parlamento ed ai partiti democratici.

“Se non ora, quando ?”.

“Si collabora con l’opposizione quando l’opposizione è fatta di gente normale, non quando l’opposizione è fatta da fancazzisti, negazionisti, tribuni, riduzionisti, ignobili propagandisti. Non quando l’opposizione ogni giorno spara boiate pazzesche e...

“Si collabora con l’opposizione quando l’opposizione è fatta di gente normale, non quando l’opposizione è fatta da fancazzisti, negazionisti, tribuni, riduzionisti, ignobili propagandisti. Non quando l’opposizione ogni giorno spara boiate pazzesche e soffia sul fuoco del nulla estremo. Si collabora con l’opposizione quando l’opposizione dimostra spirito collaborativo, non quando si comporta come quei discoli che gettano bombe puzzolenti per vedere che effetto fa!”

Filippo Rossi

Oggi, alla Camera, la Meloni – con i consueti toni da “pesciarola colta” – ha avuto il coraggio di attaccare il governo perché “negazionista”. Ha anche attaccato Zingaretti perché a febbraio ha fatto l’aperitivo a Milano (ma lei non ha detto che era a febbraio).

Ora: la Meloni d’estate (non a febbraio: a luglio!) ha negato lo stato d’emergenza. Ha minimizzato i rischi. Ed è andata a braccetto con il no mask a giorni alterni Salvini.

Ma la signora Meloni, che ha criticato Zingaretti perché a febbraio (quando tutti sottovalutavano il Covid, io compreso) faceva l’aperitivo a Milano, cosa diceva?

Ve lo dico io. Guardate questo video. È degli stessi giorni, anzi un po’ dopo, in cui Zinga faceva l’aperitivo. La Meloni, in un inglese peraltro apprezzabilmente degno, a fine febbraio esortava i turisti a venire in Italia. E diceva che non c’erano pericoli: “Non abbiate paura di venire in Italia (come no, era sicurissima!), troverete un’Italia sana e felice (come no, era sanissima!!)”.

E questa ancora parla?

La Meloni che oggi sproloquia in romanesco de borgata contro i “negazionisti”, è stata fino a ieri la più “negazionista” di tutti (dopo Salvini e qualche suo alleato). Eppure ha ancora il coraggio di parlare.

Condividete questo video a più non posso: la Meloni è indifendibile e sta avendo colpe politiche enormi!

Andrea Scanzi

(Fonte: youtube.com)

Soppressatira
Satiraptus
In guerra con Zaia, Andrea Crisanti si sposta a Roma
Il metodo Veneto contro la pandemia non esiste più. E il professore Andrea Crisanti, che ne fu l'inventore, lascia pure la regione governata dal leghista Luca Zaia e il dipartimento di...

In guerra con Zaia, Andrea Crisanti si sposta a Roma

Il metodo Veneto contro la pandemia non esiste più. E il professore Andrea Crisanti, che ne fu l’inventore, lascia pure la regione governata dal leghista Luca Zaia e il dipartimento di microbiologia e virologia che dirige all’Università di Padova.

Il professore si trasferisce allo “Spallanzani”, il centro nazionale per le malattie infettive di Roma, struttura d’eccellenza per la regione Lazio, riconosciuto come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e perciò finanziato dal ministero per la Salute. Crisanti ha permesso al Veneto, dove si è sviluppato il focolaio di Vo’ Euganeo, di contenere la prima fase della pandemia con un utilizzo massiccio di tamponi per scovare gli asintomatici, i super diffusori che, per un lungo periodo, hanno consentito al Covid 19 di circolare indisturbato.

Nel laboratorio di Padova, già a febbraio, si analizzavano mille tamponi al giorno, mentre nel resto d’Italia mancavano i reagenti e si interveniva con ritardo sui malati. I successi del Veneto erano i successi di Crisanti. Finché Zaia non si è immerso nella campagna elettorale e si è intestato virtù politiche e pure scientifiche . Crisanti non ha cambiato mai idea, ha professato attenzione e prevenzione anche durante l’estate delle illusioni con la politica che danzava sulla fragile riapertura e i virologici si dividevano in squadre fra ottimisti e pessimisti, apocalittici e integrati, discoteche sì e discoteche no. I fatti danno ragione al professore di Padova.

Origini e formazioni romane, Crisanti ha insegnato Parassitologia molecolare alla facoltà di Scienze naturali dell’Imperial College di Londra e lì ha condotto importanti ricerche per la lotta alla malaria. Soltanto due anni fa è rientrato in Italia, a Padova. Adesso sarà al servizio dello “Spallanzani” con la benedizione del governo di centrosinistra e la benedizione di Nicola Zingaretti, governatore del Lazio nonché segretario del Pd e di Roberto Speranza, ministro della Salute. Il passaggio sarà ufficializzato tra poche settimane. Crisanti non commenta.

di Carlo Tecce

consapevolezze
(Sara Isabella Tarantino)
Satiraptus
Mai avrei immaginato di dover invitare ad uscire un cliente dal mio locale per atteggiamenti poco graditi.
E invece mi sono sentito costretto, una signora, conosciuta, è entrata, ha chiesto 2 tranci di pizza, li ho passati in cucina per farli...

Mai avrei immaginato di dover invitare ad uscire un cliente dal mio locale per atteggiamenti poco graditi.

E invece mi sono sentito costretto, una signora, conosciuta, è entrata, ha chiesto 2 tranci di pizza, li ho passati in cucina per farli completare, a prenderli dal banco è stato Polash, bengalese da 7 anni regolarmente in Italia, lavoratore, umile, residente nel quartiere Capodivilla.

La signora, titolo attribuito solo ed esclusivamente per l’età avanzata, ha iniziato dicendo “ah ma è nero”, ho finto di non sentire
, poi l’ha detto a me direttamente, per farsi sentire, le ho risposto chiedendo dove fosse il problema, inizialmente giuro credevo si riferisse al colore del cornicione della pizza un pò più cotta, lei mi ha detto che hanno il corona virus, che è straniero, le ho spiegato che Polash è da 7 anni in Italia e lavora regolarmente, si igienizza e rispetta tutti i protocolli di sicurezza per lavorare, poi ho aggiunto che vive a Capodivilla, la signora ha detto che li c’è un focolaio, che “di loro” ce ne sono tanti.

L’ho invitata ad uscire, ad assistere incredula una cliente, anch’essa di colore.

P.s.
Le due marinare le abbiamo mangiate io e Polash, alla faccia sua aggiungerei.

Giuseppe Granata

Leyla Hussein
Nasce in Somalia 40 anni fa.
Nella sua vita sceglie una strada che la porta ad aiutare gli altri.
“È psicoterapeuta e specialista internazionale in tema di mutilazione femminile e violenza di genere.”
Per la prima volta, dopo 600 anni...

Leyla Hussein

Nasce in Somalia 40 anni fa.

Nella sua vita sceglie una strada che la porta ad aiutare gli altri.
“È psicoterapeuta e specialista internazionale in tema di mutilazione femminile e violenza di genere.”

Per la prima volta, dopo 600 anni di storia, è stata nominata rettore dell’università più antica della Scozia, la St. Andrews Univesity.

È la prima volta nella storia che viene scelta una donna nera a ricoprire questa carica.

Con un sorriso travolgente afferma: “Change is coming”

Questo è il coraggio di riconoscere il valore dell’essere umano a prescindere dalla provenienza geografica, dal colore della pelle, dalla religione o etnia.

Soumaila Diawara

Migranti, “naufragio al largo delle coste del Senegal: almeno 140 morti. A bordo erano in 200”
Un’imbarcazione con circa 200 migranti a bordo è affondata al largo delle coste senegalesi. Le persone annegate sono almeno 140 e si tratta del più grave...

Migranti, “naufragio al largo delle coste del Senegal: almeno 140 morti. A bordo erano in 200”

Un’imbarcazione con circa 200 migranti a bordo è affondata al largo delle coste senegalesi. Le persone annegate sono almeno 140 e si tratta del più grave naufragio registrato dall’inizio dell’anno. La notizia arriva dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) che cita i media locali, secondo i quali 59 persone sono state tratte in salvo dalla Marina senegalese e spagnola e da pescatori locali, che hanno anche recuperato i resti di altre 20 persone. Il governo del Senegal e l’Oim hanno organizzato una missione per valutare le condizioni dei sopravvissuti, fornendo loro immediata assistenza.

“Chiediamo l’unità tra i governi, i partner e la comunità internazionale per smantellare le reti di traffico e contrabbando che sfruttano i giovani disperati”, ha sottolineato in un comunicato Bakary Doumbia, capo della missione Oim in Senegal. “È anche importante il sostegno al potenziamento dei canali legali per minare il modello di affari dei trafficanti e prevenire la perdita di vite umane”, ha aggiunto.

… Dall’inizio di settembre, Oim Senegal monitora le partenze dalla costa con l’assistenza dei membri della comunità. Solo nel mese scorso, 14 imbarcazioni con 663 migranti hanno lasciato il Senegal per le Isole Canarie. Di queste, il 26% ha subito un incidente o un naufragio.

… Con questo naufragio, secondo il Missing migrants project dell’Oim, almeno 414 persone sono morte lungo questa rotta finora nel 2020, rispetto alle 210 vittime dell’intero 2019.

Il Fatto

DIAMO UN PO’ DI NUMERI…..

Ricorro agli ultimi sgoccioli di pazienza per sfatare ancora una volta il “dramma dell’invasione straniera” nel nostro Paese.

Lo so che é stupido farlo nuovamente, ma gli ignoranti (coloro che ignorano) si mescolano inevitabilmente con gli idioti, quindi combattendo l’ignoranza non resteranno che questi ultimi facilmente identificabili.

Partiamo da Quanti Siamo.
Italiani : 60.317.000 (al 1° Gennaio 2020)
Stranieri : 5.400.000 (sempre al 01/01/20)

Gli Stranieri in Italia arrivano da :
Europa : 2.600.000
Africa : 1.100.000
Asia : 1.200.000
Americhe : 400.000
Oceania : 100.000

In particolare le Persone provenienti dai Paesi Arabi sono :
Marocco : 400.000
Tunisia : 100.000
Egitto : 150.000
Algeria : 20.000
Altri : 100.000
TOTALE : 770.000 PERSONE
A questi vanno aggiunti 1.500.000 PERSONE arrivate “clandestinamente” ed in attesa di un Visto o di un Permesso di Soggiorno.

Parliamo comunque di 2.200.000 PERSONE su un totale di 60.000.000 di presenti.
Scusate, dove sta l’invasione islamica ?

Considerando che le cifre dellla presenza straniera,, sono più o meno le stesse, in Francia, in Spagna ed in Germania, seppure con differenze “etniche”, Vi rifaccio la domanda :
Dove sta l’invasione islamica ?

Chiarito questo, i “terroristi” uccisi o arrestati, che hanno insanguinato l’Europa negli ultimi DIECI anni, sono 24.

Quindi 24 persone tra i milioni di coloro che sono arrivati.
Questi 24 hanno causato circa 400 morti in TUTTA EUROPA, da Helsinki a Londra, da Parigi a Madrid, compresi gli ultimi tre di Nizza.

Queste le cifre del “terrorismo islamico”.

Se poi vogliamo parlare del “terrorismo occidentale” quindi delle guerre che i Paesi Europei hanno portato nei Paesi Arabi o comunque Africani, la cifra delle VITTIME, é più o meno di 18 MILIONI di PERSONE nello stesso periodo.

400…….18.000.000

Nel porgere nuovamente le mie condoglianze ai famigliari delle 400 vittime innocenti, mi stringo alle famiglie degli altri 18 MILIONI, altrettanto vittime, altrettanto innocenti.

Claudio Khaled Ser