Plastica monouso: l’Italia ha preso tempo e poi ha fatto peggio
L’ultima riprova di come l’Italia intende favorire la transizione ecologica viene dalla lettura del decreto legislativo n. 196 del novembre 2021 sulle plastiche monouso, e cioè su quelle...

Plastica monouso: l’Italia ha preso tempo e poi ha fatto peggio

L’ultima riprova di come l’Italia intende favorire la transizione ecologica viene dalla lettura del decreto legislativo n. 196 del novembre 2021 sulle plastiche monouso, e cioè su quelle plastiche per combattere le quali, sin dal 2019, l’Unione europea ha varato una direttiva apposita, premettendo che in Europa “dall’80 all’85% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge sono plastica (…)

E che ha fatto l’Italia? Prima ha preso tempo: la direttiva doveva essere resa operativa entro il 3 luglio 2021 ma, nonostante avesse avuto due anni di tempo, il nostro paese, per farlo, ha aspettato di arrivare a novembre con un decreto che entrerà in vigore il 14 gennaio 2022.

E poi ha fatto peggio: pur volendoci limitare alle inadempienze più immediate, basta ricordare che la direttiva prevedeva per gli Stati membri il divieto dal 3 luglio 2021 di immettere sul mercato alcuni prodotti di plastica monouso fra cui bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti e per bevande di polietilene espanso nonché tutti i prodotti di plastica oxo-degradabile, e cioè contenenti additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in microframmenti o la decomposizione chimica. Il 3 luglio è passato, ma solo ora il nostro paese ha recepito questo divieto con decorrenza 14 gennaio 2022, e, per di più, ha aggiunto che comunque il divieto vale solo “dopo l’esaurimento delle scorte”, e quindi con data incerta (tanto più in un paese dove i controlli sono quasi inesistenti).

Come se non bastasse, ha aggiunto anche che il divieto non vale per i prodotti in materiale biodegradabile e compostabile, aprendo così la porta a numerosi dubbi, in quanto non è affatto chiaro se e quando una plastica possa essere definita biodegradabile o compostabile, come bene messo in risalto da un accurato studio di Greenpeace Italia dell’aprile 2021. Anche il Cnr, nella sua relazione al Senato, ha evidenziato giustamente il pericolo di imbrogli, citando il caso della Coca Cola che ha presentato la sua “plant bottle” come bottiglia 100% da materia prima rinnovabile mentre, in realtà, non si biodegraderebbe affatto.

Peraltro, anche ammettendo che possa esservi plastica biodegradabile, in tal modo ci siamo comunque posti al di fuori della legalità europea che, per quanto riguarda i rifiuti, si basa su una precisa “gerarchia” dove al primo posto troviamo la “prevenzione”, perché “il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto”, non quello che si biodegrada (non si sa come e non si sa quando).

Ma perché tutto questo? Il nostro paese si colloca al decimo posto della classifica mondiale di rifiuti in plastica pro capite (23 chili), ma detiene, purtroppo, il 60% del mercato europeo dell’usa e getta e, come ricordato da Milena Gabanelli sul Corriere, produce il 66% di tutta la plastica biodegradabile d’Europa. E così, invece di muoversi prima, sprecando più di due anni i nostri industriali hanno preferito aspettare la scadenza comunitaria e poi fare pressioni per un ammorbidimento sul governo italiano che si è dimostrato totalmente disponibile, sia con il ministro Giancarlo Giorgetti sia, soprattutto, con il ministro Roberto Cingolani che ha parlato di “dare respiro alle nostre aziende” perché “la sostenibilità è un equilibrio tra istanze diverse“.

Ecco, è proprio questo il punto. Perché, evidentemente, per il nostro Ministro della transizione ecologica la “sostenibilità” significa fare cose “sostenibili” per l’industria, non per l’ambiente. Anche se, come dice la Ue, i prodotti di plastica monouso “mettono pesantemente a rischio gli ecosistemi marini, la biodiversità e la salute umana, oltre a danneggiare attività quali il turismo, la pesca e i trasporti marittimi”.

Gianfranco Amendola

Vi racconto un episodio di ieri al Liceo Manzoni.
Stiamo chiacchierando con le ragazze e i ragazzi di transfobia, binarismo di genere, orientamento sessuale, bullismo omofobo.
A un certo punto il discorso svia su come nei mesi del DDL Zan le parti si...

Vi racconto un episodio di ieri al Liceo Manzoni.
Stiamo chiacchierando con le ragazze e i ragazzi di transfobia, binarismo di genere, orientamento sessuale, bullismo omofobo.

A un certo punto il discorso svia su come nei mesi del DDL Zan le parti si erano completamente rovesciate, strumentalmente rovesciate e i carnefici giocavano a fare le vittime “oddio arriva la legge bavaglio” e altre amenità.

Mi viene allora da raccontare di quell’unico volta che accettai un confronto con Mario Adinolfi in tv e questo giocò appunto la parte del povero censurato.
Comincio e colgo in un clima che fino a quel momento era stato di grande partecipazione, sguardi improvvisamente completamente persi.

Giulia che era con me, capisce prima cosa sta succedendo.
“Luca, forse dovresti spiegare chi è Adinolfi”.

Mi interrompo e chiedo chi lo conosce.
42 presenti, zero risposte affermative per uno che sta in tv e sui social da anni e si vende come il portavoce addirittura del “popolo della famiglia”.

Questa “ignoranza” degli studenti mi è parso un bellissimo presagio per il futuro.
Questa generazione non è che si limita a pensare altro, è che proprio i bigotti moralisti gli ignora.

(Luca Paladini)

Accadde oggi. Il 16 gennaio 1969 lo studente ceco Jan Palach si reca sulla scalinata di Piazza San Venceslao, al centro di Praga, si cosparge il corpo di benzina e si appicca il fuoco per protesta contro la repressione sovietica della Primavera di...

Accadde oggi. Il 16 gennaio 1969 lo studente ceco Jan Palach si reca sulla scalinata di Piazza San Venceslao, al centro di Praga, si cosparge il corpo di benzina e si appicca il fuoco per protesta contro la repressione sovietica della Primavera di Praga.
Morirà 3 giorni dopo, rimanendo lucido fino alla fine.

da Focus Storia

“Non voglio addormentarmi, ho paura di non svegliarmi”
I bambini in guerra hanno paura di addormentarsi perchè temono di non svegliarsi più, molti bambini non riescono più a parlare alcuni ormai sanno solo gridare.
Basta poco per spaventarli, un...

“Non voglio addormentarmi, ho paura di non svegliarmi”

I bambini in guerra hanno paura di addormentarsi perchè temono di non svegliarsi più, molti bambini non riescono più a parlare alcuni ormai sanno solo gridare.

Basta poco per spaventarli, un colpo di vento che fa sbattere una porta, un oggetto pesante che accidentalmente cade generano panico.

Il terrore principale dei bambini è di perdere la loro famiglia.
Due bambini su tre dicono di aver perso uno dei loro cari, e molti hanno visto uccidere i propri genitori, familiari o amici.

Non andare a scuola crea problemi di socializzazione, oltre che di apprendimento, ci sono bambini che hanno dimenticato tutto quello che avevano imparato a scuola.

Aumenta l’aggressività nei confronti di familiari e amici, a questo si aggiungono incubi notturni, forme di autolesionismo e tentativi di suicidio.

Sono bambini che tentano la fuga dalla vita.
Sono bambini che la guerra ha segnato per sempre.
Sono bambini che pagano la follia della guerra.

(NINO Fezza cinereporter)

“Un'ingiustizia, commessa in qualunque luogo, è una minaccia per la giustizia in ogni luogo”.
Il 15 Gennaio nasceva oggi Martin Luther King.

“Un’ingiustizia, commessa in qualunque luogo, è una minaccia per la giustizia in ogni luogo”.

Il 15 Gennaio nasceva oggi Martin Luther King.