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Ciro ‘opezzemmerda, o come diavolo si chiama il capoultras napoletano, con la sua maglietta a sostegno dell’assassino che ha ucciso un poliziotto scagliandogli contro un lavandino è esattamente la stessa faccia della medaglia che ha visto dei poliziotti (???) applaudire gli assassini di un giovane inerme. E’ lo stesso modo di rapportarsi alla giustizia, ovvero disconoscerla. Se da un mezzo camorrista, tuttavia, c’è da aspettarsi un simile comportamento, non è possibile perdonare un simile atteggiamento in chi sarebbe investito dallo Stato del compito di gestire sicurezza ed ordine pubblico, di chi ha il monopolio legale della violenza. Quegli applausi bruciano. Fanno male a chi crede nel valore della legge. A chi crede che lo Stato debba essere rispettato e le sentenze definitive accettate anche se fanno male.

La polizia ha un compito delicato. Indubbiamente difficile. E se in qualche modo si può arrivare a comprendere chi, in un raptus durante un momento di scontro o guerriglia, si lascia andare a comportamenti sopra le righe, inaccettabile è pensare che quattro “tutori dell’ordine” possano credere anche minimamente di avere un briciolo di ragione nell’aver massacrato a manganellate un giovane inerme. Così. A freddo. Perché era arrogante e aveva rotto il cazzo. Il loro istinto da belve assassine è contro la legge e contro la legge è chi applaude gli autori di un simile gesto. Con lo stesso metro di giudizio, infatti, va perdonato l’ultras assassino. E i vari guitti da curva si potrebbero sentire legittimati a fare una manifestazione sotto le finestre della vedova di Raciti. Non esistono due leggi. Non esiste una legge “della polizia”. Non esistono morti “buoni” e morti “cattivi”. La madre di Aldro e la moglie di Filippo Raciti sono accomunate dallo stesso dolore ed a loro va riservata la stessa umana pietas.

Lo “spirito di corpo”, in questo caso, servirebbe per tutelare gli altri poliziotti dal poter anche minimamente essere accostati a degli assassini. La divisa non è un grembiule da fornaio, è un simbolo che dovrebbe far sentire protetti i cittadini e non alzare dubbi inquietanti. Di casi del genere, purtroppo ce ne sono tanti, troppi. Già uno sarebbe troppo. La puntata “Morti di Stato” di Presadiretta di Iacona fa raggelare il sangue nelle vene. Ed è solo la punta di un iceberg. Perché di Cucchi che non hanno i parenti di Cucchi a sollevare il caso, di “ignoti” che scompaiono nel nulla, purtroppo, ce ne sono molti di più di quanti se ne possa immaginare. Per questo, un caso come quello di Aldrovandi assume un valore simbolico e le “istituzioni” non possono non tenerne conto.

Certo, dopo un ventennio di scientifica delegittimazione della magistratura ad opera del delinquente Berlusconi, è invalso l’uso di poter pensare “sì, è stato condannato in via definitiva, ma…”. Nessun ma. Assassini sono e in quanto tali non devono indossare la divisa. Né i quattro assassini, né chi, non rendendosi conto della gravità abissale del proprio gesto, li ha applauditi. Per il bene di tutti. Compresa la polizia.

In realtà, se si considera che nel nostro Paese aleggia ancora la macchia del mattatoio di Bolzaneto e che, chi materialmente è entrato a massacrare di botte dei giovani innocenti ed inermi mentre stavano dormendo, ancora vigila sulla nostra “sicurezza”, c’è poco da star sereni. Obbedivano ad un ordine? Già sentita questa frase, sarà mica di Priebke?

limaotto:</p>
<p>Piano però….<br />

Piano però….

(via limaotto)