NON si ama abbastanza  anche quando si ama troppo. E, allora cos’è l’amore? Un fuoco che si accende, un incendio che scoppia, una fiamma che non vorremmo si spegnesse mai. ci guardiamo negli occhi come se negli occhi ci fossimo sempre guardati. Anche prima di conoscerci. Un ciclone rosa ci investe e ci tramortisce, consegnandoci a un’altra vita. Una vita di cui non sospettavamo l’esistenza, che ci trascina in alto, sempre più in alto. Una vita che ci infonde una felicità una felicità così grande da renderci incapaci di assaporarla interamente. Gli innamorati più sono soli più godono della loro solitudine. Gli altri sono estranei, intrusi che violano la nostra intimità. Intimità che è un egoismo a due. Ogni evento che non ci coinvolga cessa di essere tale. Ogni pensiero che non nasca all’unisono, in lui e in lei, ci lascia indifferenti, quando non ci infastidisce. Sogniamo, sogniamo sempre, sedotti e rapiti dai nostri sogni. Ogni parola ha un significato tutto nostro, di cui siamo gelosi. Come siamo gelosi dei nostri sguardi, dei nostri gesti, dei nostri sospiri,  dei nostri languori. I bigi e grigi colori di quella immensa e arcana tavolozza che è la natura si dissolvono per lasciare iol posto a quelli più colorati e luminosi. Viviamo in arcione su un arcobaleno dipinto con al nostra fantasia e i nostri cuori. Non possiamo fare ameno l’uno dell’altra e quando le circostanze ce lo impongono soffriamo e non vediamo l’ora  di ricongiungerci. Ci baciamo chiudendo gli occhi e vagheggiando l’empireo, dove c’è posto solo per noi, perché solo noi siamo degni di goderne le fragranti gioie. Solo noi siamo i padroni del mondo, gli arbitri delle sue  sorti così intrecciate con le nostre. E poi l’amore, consumato fra le braccia l’uno dell’altro. L’amore che trascende i sensi, ma non li esclude.  Le carezze, gli abbandoni, gli interminabili baci, suggello di un immaginaria, e spesso fallace, perennità. Io dentro di te, tu dentro di me che palpitiamo, che ci affanniamo, che ci estenuiamo finchè il miracolo supremo ed effimero si compie. Un attimo in cui si concentra la potenza del nostro amore e l’avarizia della natura, prodiga di lunghi sentimenti e di fugaci appagamenti carnali.  Una carne che si spiritualizza e, all’acme del piacere, ci fonde con quello cosmico, da cui attinge una goccia divina, una scintilla celeste. Niente e nessuno-così almeno ci illudiamo-a spezzare quell’arcano magico filo che ci tiene uniti. Ci sentiamo in un urna sacra, in uno scrigno tempestato di diamanti, da cui non vorremmo mai evadere. Ma anche il guscio più dorato, alla fine, si schiude o si infrange, e noi, ci materializziamo, e torniamo sulla terra. L’incantesimo come si è creato s’infrange, e l’arcobaleni che cavalcavamo si dissolve per lasciare  posto alle nubi bigie e grigie. La chimera è svanita e non sappiamo perché. Come non sappiamo perché  con tanta enfasi ci adescò, godendo con noi fino a lenta e sottile erosione, fino alla clamorosa rottura che purtroppo, non ferisce all’unisono entrambi. Se il disincanto fosse di lui o di lei nello stesso momento, nessuno soffrirebbe. Il distacco non sarebbe foriero di angosce, smarrimenti e depressioni .Di tutti i misteri dell’amore( e i misteri dell’amore sono infiniti) questo è il più inesplicabile. Perché un cuore cessa di battere prima dell’altro? Perché i baci si stemperano nella noia e si esacerbano nella rabbia? perché non abbiamo bisogno più  io di te e tu di me? Chi ci ha separato? E perché? Chi ci ha aperto gli occhi e ci ha tolto il sorriso e ridato tanta prosaica banalità alla vita?